Oliva: “Non possiamo voltare le spalle ai lavoratori invisibili. Il SÌ è una scelta di dignità e di civiltà”
Taranto, 5 giugno 2025 – “L’8 e il 9 giugno andremo a votare perché non possiamo permetterci il lusso dell’indifferenza. Lo faremo per chi non ha voce, per chi lavora senza tutele, per chi rischia la vita ogni giorno in un capannone, su un ponteggio, in una corsia d’ospedale, ma non compare nei titoli di giornale. Voteremo per i lavoratori fantasma. Voteremo per la sicurezza. Voteremo per la giustizia sociale”.
Così Gennaro Oliva, coordinatore della UIL Taranto, lancia l’appello alla partecipazione per i cinque referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno, rilanciando le battaglie storiche e attuali del sindacato.
“Il referendum è uno strumento costituzionale prezioso. Per difenderlo molte donne e uomini hanno lottato e perso la vita. Eppure, in questo Paese, c’è chi cerca di sminuirlo, chi vuole rassegnarci alla disillusione. Noi non ci stiamo”, dice Oliva.
“Il nostro invito è chiaro: andiamo a votare e facciamolo consapevolmente. Le schede non sono carta: rappresentano possibilità concrete di cambiare una realtà sbagliata, spesso ingiusta e disumana”.
La UIL Taranto torna a dare visibilità a quelli che da anni definisce “lavoratori fantasma”: giovani precari, lavoratori in nero, partite IVA di comodo, stagionali sfruttati, colf e badanti invisibili, operatori della logistica schiacciati da algoritmi e turni senza regole.
“In provincia di Taranto – denuncia Oliva – stimiamo che almeno un quarto della forza lavoro sia in condizioni irregolari o sottoinquadrata. Parliamo di persone che guadagnano meno di 1.000 euro al mese, che non possono accendere un mutuo, che non hanno ferie né malattia, che non denunciano per paura di perdere tutto”.
Per loro, il SÌ alle schede verdi e rosa del referendum è un atto di giustizia:
- SÌ alla scheda verde per cancellare la norma del Jobs Act che ha reso più facile licenziare chi ha un contratto a tempo indeterminato;
- SÌ alla scheda rosa per reintrodurre la responsabilità solidale negli appalti, così da colpire i committenti che si arricchiscono sulla pelle dei lavoratori.
“Sono battaglie che la UIL conduce da anni, spesso in solitudine – ricorda Oliva – ma che oggi trovano una possibilità concreta di tradursi in cambiamento. Non possiamo mancare all’appuntamento”.
Tra i temi centrali del referendum c’è anche la sicurezza sul lavoro, al cuore della campagna nazionale UIL “Zero morti sul lavoro”.
“Nel nostro territorio, ancora oggi, un infortunio grave è vissuto come una fatalità. Noi diciamo basta. Un lavoratore che muore sul posto di lavoro non è una statistica, è un fallimento collettivo”, ribadisce Oliva.
Il quesito sulla responsabilità solidale negli appalti (scheda rosa) mira proprio a colmare un vuoto normativo che consente a molti committenti di scaricare il rischio sui soggetti più deboli della filiera.
“Non si può continuare a risparmiare sulla vita umana. Se un lavoratore cade da un’impalcatura o muore soffocato in una cisterna, deve risponderne anche chi ha firmato il contratto di appalto. Solo così il sistema cambierà”.
Le altre schede: rispetto per le diverse sensibilità
Per gli altri tre quesiti – sulla cittadinanza (scheda gialla), i contratti a termine (scheda grigia) e l’indennizzo nelle piccole imprese (scheda arancione) – la UIL ha scelto la linea della libertà di coscienza.
“Anche all’interno della nostra organizzazione – precisa Oliva – ci sono sensibilità diverse. Sul tema della cittadinanza, per esempio, siamo convinti che chi nasce in Italia debba essere riconosciuto italiano: è un principio di civiltà che continuiamo a sostenere. Ma lasciamo che ciascuno si esprima liberamente, valutando nel merito”.
“Votare non è solo un diritto. È una presa di posizione. È dire: io ci sono, io ci credo, io non mi arrendo”. Oliva chiude l’intervento con un appello forte e sentito: “Invito ogni lavoratore, ogni giovane, ogni cittadino di Taranto a riappropriarsi della propria voce. L’8 e il 9 giugno riempiamo le urne di coscienza, consapevolezza e futuro. Facciamolo per chi non può. Facciamolo per chi lavora, vive e spera”.