“Il Governo ha annunciato da tempo una stretta sul reddito di cittadinanza, o una non meglio riforma che lo trasforma in reddito di inclusione. Ora, questo tempo trascorre inesorabile e i primi effetti sono quelli che la UIL aveva purtroppo previsto, peraltro ammonendo il Governo” afferma il coordinatore della UIL di Taranto Pietro Pallini.
“Non certo ci appassiona il nuovo termine utilizzato (reddito di inclusione), ma i pesanti riflessi di tutto ciò, atteso quello che già sta accadendo con l’invio di 169 mila sms da parte dell’INPS ai percettori di RdC.
Cosa conteneva la notizia? Semplicemente l’inizio della fine di una rete di protezione sacrosanta, prima che di un beneficio, che aveva il sol fine di attenuare le pesantissime ripercussioni della pandemia e di un Paese che arranca, soprattutto al SUD a cui si aggiunge l’emergenza lavoro. Sono 12 mila i destinatari degli sms in Puglia.
Mentre tutto apparentemente scorre col macigno della pesante inflazione, tra l’aumento dei tassi di interesse al 4.25, dei prezzi e delle tariffe oramai alle stelle, l’idea è stata quella di mantenere fede alle promesse elettorali piuttosto che disporre un’attenta analisi su un modello di società che continua a fare i conti con le dilaganti disuguaglianze, con tutta una serie di diritti che nella forma restano ben richiamati nella carta costituzionale, ma che nei fatti rappresentano un problema serio, serissimo, come il diritto al lavoro, in cui il RdC aveva il ruolo di puntellare un sistema che mostra lesioni da ogni parte, un semplice ma necessario strumento per combattere la povertà ormai dilagante.
Il problema, lo ripetiamo è molto serio, ma diventa serissimo al SUD dove le reti di protezione sociale non sono sufficienti a soddisfare la povertà dilagante e il dramma di migliaia di famiglie. Al SUD si rischia una bomba sociale senza precedenti, lo ripetiamo. Il Mezzogiorno oggi cresce con livelli di 10 punti con quelli del 2008 e il tasso di occupazione è di quasi 21 punti percentuali al di sotto del resto d’Italia. L’emergenza occupazionale tra i giovani è tutt’altro che risolta al SUD e lo dimostra la fuga di cervelli, lo spopolamento e la denatalità con dati drammatici ed inconfutabili.
Come inconfutabile è che il Mezzogiorno d’Italia sia in fondo alla classifica europea sul lavoro. Sicilia, Campania, Calabria e Puglia sono il fanalino di coda. Al SUD appena il 35% delle madri con figli in età prescolare lavora, contro il 64% del centro-nord (fonte SWIMEZ). Mentre l’1% della popolazione mondiale rappresentata da magnati e plutocrati continuano ad accumulare ricchezza più di tutto il resto dell’umanità. Le principali 95 multinazionali dell’energia, dell’agro-business e big-pharma hanno più che raddoppiato i profitti rispetto alla media del periodo 2018-2020, mentre 800 milioni di persone soffrono la fame. In Italia crescono i divari e quasi un italiano su 10 è in povertà assoluta (5.6 milioni di persone).
Siamo di fronte a una fase che è la più difficile dal secondo dopoguerra e, invece di tagliare le reti di protezione sociale, è di contro opportuno che si ristabilisca un poderoso sistema di aiuto e sostegno alle famiglie, ai pensionati, ai lavoratori e tutte quelle persone che un lavoro faticano a trovarlo. Senza giri di parole e dita puntate verso chi, indipendentemente da tutto, è solo nella necessità di ricevere aiuto ed è dovere di chi sta meglio correre in suo aiuto.
Le risorse la UIL ha ben spiegato da dove prenderle: lotta all’evasione fiscale in primis e tassazione degli extraprofitti sarebbero i punti fermo da cui partire. Riforma del mercato del lavoro che basi su qualità, stabilità e sicurezza. Agosto sarebbe un mese del tutto ideale per disinnescare le tensioni sociali che temiamo potrebbero caratterizzare l’autunno italiano”.