Dichiarazione del coordinatore provinciale Gennaro Oliva
Taranto, 13 maggio 2025 –UIL di Taranto, a margine dell’incontro odierno tra i sindacati e i Commissari Straordinari di Acciaierie d’Italia, ritiene doveroso intervenire per esprimere con forza il proprio dissenso rispetto all’ennesima richiesta di aumento della cassa integrazione, che coinvolgerebbe oltre 3.500 lavoratori dello stabilimento di Taranto.
“Siamo dinanzi all’ennesimo atto di irresponsabilità industriale e politica – dichiara Gennaro Oliva, coordinatore della UIL di Taranto – mentre manca ancora una visione chiara, si chiede di estendere la CIGS portando i numeri a livelli mai visti, senza uno straccio di piano industriale, senza risposte sull’incidente all’Altoforno 1, né prospettive credibili per il rilancio produttivo. È una farsa che i lavoratori non possono più tollerare.”
Secondo la UIL, la situazione ha ormai superato ogni limite. La trattativa con il gruppo Baku Steel è pressoché arenata a causa delle complessità burocratiche legate all’autorizzazione integrata ambientale, alla questione delle riserve idriche e ai costi energetici. Intanto i fondi promessi – come i 100 milioni del Milleproroghe – non sono ancora arrivati, e anche se arrivassero sarebbero del tutto insufficienti.
“Ci parlano di emergenza produttiva, ma non danno risposte sulle cause dell’incendio all’AFO1, non ci dicono se e quando ripartirà l’AFO2, non ci illustrano alcun progetto concreto su decarbonizzazione, forni elettrici o sviluppo portuale. Ma la cassa integrazione sì, quella è sempre pronta a colpire i lavoratori. Sembra di rivedere i monologhi di Morselli”, incalza Oliva.
La UIL di Taranto chiede ora un’inversione di rotta immediata, a partire dal blocco della trattativa con Baku Steel e dall’assunzione diretta del controllo da parte dello Stato, che deve intervenire con risorse vere e un piano industriale basato su decarbonizzazione, fonti rinnovabili e riconversione produttiva reale.
“È il momento che il Governo esca dall’ambiguità e prenda in mano lo stabilimento. Serve una Legge Speciale per Taranto, servono risorse per la bonifica, la riconversione, i prepensionamenti, i risarcimenti e l’estensione dei benefici previdenziali agli esposti all’amianto con una legge ferma al 2003, serve trasparenza sui progetti futuri e garanzie su ogni singolo posto di lavoro. Non nel 2000 mai, ma ora”, conclude il coordinatore UIL.
La UIL di Taranto dice NO all’estensione della cassa integrazione: i lavoratori non devono pagare ancora una volta per l’assenza di strategia e il fallimento di chi ha gestito questo impianto e questo territorio negli ultimi anni.