BUON 2024 A TUTTI VOI DA TUTTA LA UIL

NON SMETTETE DI CREDERE CHE INSIEME CAMBIEREMO QUESTO TRISTE STATO DI FATTI

A breve si chiuderà un anno che la UIL non lesina a definire fortemente negativo e che per vastità non si può certo riassumente in qualche legaccio di testo o intervista colorata a tema.

Il 2023 è stato un anno che ha visto il susseguirsi di tutta una serie di eventi fortemente negativi, e che mantengono con il fiato sospeso l’umanità. Oltre l’assurdo conflitto Russo – Ucraino che non accenna a mollare la presa, il 4 aprile la Finlandia è diventata il 31esimo paese membro della Nato, mettendo fine a un regime di strettissima neutralità che durava dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il 7 ottobre l’organizzazione estremista Hamas ha sferrato un attentato senza precedenti in Israele, 20 mila morti in poco meno di tre mesi, di cui il 40 per cento erano bambini.

Mentre l’umanità cerca di porre rimedio ai danni delle mutazioni climatiche, l’8 novembre, gli scienziati hanno annovera il 2023 come l’anno più caldo mai vissuto finora dall’umanità e, alla ventottesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop28 di Dubai), il 13 dicembre, è stato licenziato un testo i cui passaggi fondamentali, specialmente per quelli relativi alla transizione energetica e al futuro delle fonti fossili, sono fatti di parole del tutto interpretabili. Se il clima sarà tutelato oppure no, questo dipenderà dai singoli governi. Non basta, da parte della Comunità europea, aver introdotto il 17 novembre 2023 il reato di ecocidio perché non vogliamo insistere a curare il sintomo e non la causa di tutto ciò.

Il 2023 è stato l’anno in cui il tasso di interesse attuato dalla BCE ha toccato la vetta più alta del 4,5 % (tasso di riferimento) da quando è stata introdotta la moneta unica; il decimo rialzo mentre tutto aumenta. Su un totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, 3,5 milioni sono quelle che hanno un mutuo. Le rate non pagate da queste famiglie sono salite per un ammontare da 11 a 15 miliardi nello sconforto più totale. Un mutuo le famiglie lo fanno per comprarsela una casa, non per farsela pignorare da chi fra qualche giorno brinderà ad un utile di profitti di +43 miliardi di euro.

Un anno molto intenso sul piano delle mobilitazioni che verrà anche ricordato per la precettazione del 14 dicembre 2023 da parte del Ministro Matteo Salvini in vista dello sciopero del 17 dicembre della Pubblica Amministrazione. Un qualcosa mai successo nella storia Repubblicana del nostro Paese sul piano della limitazione del diritto di sciopero.

Restringendo il focus e calandoci adesso nelle questioni della nostra amata terra, il 2023 non ha fatto sconti, tanto in termini assoluti che relativi. Va male, anzi malissimo sul piano dell’occupazione al SUD e in special modo nella provincia di Taranto dove il tasso dell’occupazione è al 38,4% rispetto alla media in Puglia del 42,6% e quella nazionale del 52,2%. Il tasso di disoccupazione a Taranto si attesta al 13,3% rispetto al dato della Puglia al 12,1% e quello nazionale del 8,11%.

Il 2023 sarà anche ricordato come l’anno in cui, di fronte all’annunciata transizione, il governo Meloni ha scelto di non scegliere per quanto riguarda la transizione assoluta da dominare, quella dell’ex ILVA. Una questione divenuta oramai paradossale e che ha visto la UIL in prima linea con un numero di mobilitazioni, tanto in ambito territoriale che nazionale che non ha eguali. Solo l’ultima si è resa necessaria il giorno 29 dicembre in occasione della convocazione delle Parti sociali presso Palazzo Chigi. Oltre le risorse pubbliche dirette impegnate per un ammontare di oltre 1 mld in appena 2 anni, c’è la cassa integrazione a valere per oltre 4000 lavoratori.

Una voragine, considerato che delle 19.305 ore di cassa integrazione straordinaria che INPS ha processato in Puglia, ben 11.208 sono quelle lavorate a Taranto (il 58,6%).

Taranto è quella perla del SUD dove in nome e per conto della transizione che si annuncia ma non si fa, per tutto il 2023 si è scelto di non scegliere perfino sulla nascita del Tecnopolo del Mediterraneo, nonostante una legge del 2018 e lo stanziamento di 9 milioni in legge di bilancio 2019. Eppure, è proprio qui a Taranto che l’Europa con il Just Transition Fund ha previsto la dote più alta in assoluto (796 milioni su 1,2 totali). Non v’è più nessuna scusa ne motivo per attendere.

Il 2023 è stato anche l’anno in cui dopo mille peripezie ed all’ultimo momento, a settembre si è riusciti a dare uno spiraglio di sollievo alle 40 famiglie del gruppo Cemitaly, attraverso una cassa integrazione per area di crisi industriale complessa della durata di un anno, nel tentativo che nel corso del 2024 si riescano a trovare soluzioni definitive all’annosa vertenza di un altro pezzo di industria che scompare. Un’altra corsa contro il tempo è stata quella rappresentata dalla vertenza dei lavoratori portuali della ex TCT.

Infatti, solo grazie a una decisa mobilitazione dei lavoratori presso la Prefettura di Taranto nel mese di dicembre, si è riusciti a ottenere un provvedimento di legge inserito all’interno del Decreto Milleproroghe, che estende la durata dell’ammortizzatore sociale (IMA) per le 330 famiglie di ulteriori 5 mesi. Il tentativo adesso è di proseguire grazie a queste risorse (4 mln) spediti verso robuste politiche attive in favore di questi lavoratori, a partire dalle misure GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori) per la loro rapida ricollocazione anche in ragione degli insediamenti industriali in Zona Economica Speciale (ZES) dell’area portuale e retro-portuale.

Particolarmente complessa e articolata è restata per tutto il 2023, la vertenza delle Tessiture di Mottola (ex Albini) nella quale morsa sono strette 109 famiglie che con decorrenza a due giorni prima di Natale, ha preso avvio il loro licenziamento. Resta aperta la trattativa istituzionale in corso presso la Regione Puglia attraverso la quale mettere, già dai primi giorni del 2024, nero su bianco gli impegni alla riassunzione di tutto il bacino di lavoratori da parte del nuovo soggetto investitore (Gruppo E’KASA), ma che sino ad oggi ha mostrato impegni solo a parole. Una reindustrializzazione è tale quando non crea macerie sociali intorno.

Infine, il 2023 verrà ricordato come l’anno in cui l’uno di dicembre in Piazza a Bari, si sono contate oltre 10.000 persone per manifestare contro una legge di bilancio che, tra le tante cose, mette il sigillo a una sanità pubblica per pochi privilegiati, dove chi è meno abbiente rischia di non potersi curare. In diecimila per dire NO a 80.000 persone al SUD che benché occupate sono in stato di povertà. Per chiedere al governo più verità e meno propaganda, perché al SUD si sono persi 500 mila posti di lavoro in un solo decennio. Il record dell’occupazione ad ottobre che narra Giorgia Meloni, con occupati in crescita al 61,8%, va analizzato con realtà, consapevoli che il 90% di questo dato è fatto di contratti precari (+30% contratti a termine e + 5,2% indeterminato). Va analizzato consci che questo dato è il più basso dell’Unione europea (Germania 77,5%, Francia 68,7%, Spagna 65,8%). Al dato del 61,8% va affiancato il calo degli occupabili e della popolazione (- 1,7 milioni), motivo questo che ci consegna il dato reale di un timido 59,1%.

Questo è uno dei principali motivi per il quale i giovani anche nel corso di questo 2023 oramai alle porte, fuggono dal SUD, ma in special modo fuggono da Taranto. Allarmante è l’analisi dei dati sulla natalità a Taranto. Dettagli inconfutabili, dove a fronte di 2.500 decessi circa in un anno si contano appena 1.300 nuovi nati. L’Italia è affondata all’ultimo posto della classifica europea, ma Taranto sprofonda. Una comunità che si estingue nel perfetto silenzio di una buona parte della politica che ha scelto di fare altro. Il 21 novembre 2023 furono CGIL – CISL e UIL a segnalare al nuovo Prefetto di Taranto che gli uffici del Centro per l’impiego di Taranto, da oltre 9 mesi, sono chiusi alla cittadinanza. Porte chiuse, nonostante l’art. 3 della legge 56/87 ne ponga la responsabilità del funzionamento in primis in capo al Comune e poi alla Regione Puglia.

L’augurio che la UIL fa a tutti i lavoratori, le Lavoratrici e tutte le persone di questo Paese è quello di non smettere di credere che insieme, e presto, cambieremo questo triste stato di fatti. Dobbiamo continuare a lottare per una vera riforma Fiscale, delle Pensioni, dove questo governo è perfino riuscito a fare peggio della legge Fornero. Non dobbiamo smettere di credere ad una Scuola ed un’istruzione davvero all’altezza del Terzo Millennio e del cambiamento che vogliamo.

L’augurio a tutti voi è per un 2024 in cui si continui a lottare per una Sanità che resti pubblica e che metta al centro la Persona, senza discrimine alcuno in ragione della fascia di reddito e di chi le cure non può permettersele, perché se il bisogno resta sono le norme a dover essere cambiate. Come nel caso dei Pensionati e delle Pensionate, dopo aver lavorato per una vita e contribuito a mantenere in piedi questo Paese, non ci si può impoverire, come sempre più spesso avviene anche per far fronte ad una serie di cure rese necessarie.

Il nostro augurio a tutte e tutti voi è quello di restare uniti, perché solo così determineremo il varo delle politiche industriali necessarie a questo Paese, in special modo a Taranto e la sua Comunità, a partire dal settore della siderurgia. Non smettiamo di credere che solo insieme possiamo sconfiggere la piaga delle morti sul lavoro (tre al giorno), la piaga dei bassi salari ed i mancati rinnovi dei CCNL, tanto nel settore Pubblico che del Privato. E’ necessario nel corso del nuovo anno, continuare a lottare per il ridimensionamento autentico della precarietà, che si è dimostrata essere causa determinante della fuga dei giovani dal nostro Paese, al SUD, ed in special modo a Taranto.

Le risorse per tutto ciò ci sono, serve solo il coraggio. Dai 110 miliardi di evasione fiscale agli oltre 14 miliardi di extra tassa sugli extra profitti cancellati da questo governo, infine i 35 miliardi del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità). Quasi 160 miliardi al cospetto dei timidi 24 della legge di bilancio, peraltro 16 in deficit e 8 di taglio ai Ministeri.

Buon Anno, di vero cuore, per tutto ciò che da noi direttamente non dipende. Buon Anno anche per tutto ciò che invece da noi in parte dipende e, che ci spinge a restare insieme e lottare per un 2024 diverso e migliore.

                                                Buon 2024 a tutte e tutti voi ed alle vostre famiglie dalla UIL di Taranto.

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